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È opinione diffusa che Gesù non amasse le ingiustizie sociali. A più di una persona sarà capitato di scorgere qualche affinità fra il racconto dei Vangeli e certe idee radicali, comuniste o "di sinistra". È meno risaputo, invece, che le prime leghe operaie e i loro teorici, negli anni in cui esplodeva l'industria moderna (1830-1850), hanno tratto proprio dai Vangeli il loro programma d'azione. I quattro saggi raccolti in questo volume ruotano attorno alle "vite di Gesù" scritte da Étienne Cabet e Wilhelm Weitling, fondatori del comunismo francese e tedesco, e dal poeta Alphonse Esquiros. Sul piano storico offrono un'ampia panoramica di quegli anni caratterizzati da stamperie clandestine e mense sociali, barricate e opuscoli polemici, con cui decine di gruppi e movimenti facevano a gara a chi meglio interpretava il Vangelo e portava più in fretta il paradiso sulla Terra. Sul piano filosofico ci aiutano a capire quanto lo stesso marxismo, più maturo e strutturato di questa prima fase entusiastica, rimanga comunque impregnato di categorie cristiane (una visione dualistica e provvidenziale della storia, una tensione apocalittica e una potenza demistificante) che forse fanno di esso l'ultima grande eresia.